L'annuale Benedizione delle case - "casa per casa"


Don Vincenzino e i Chierichetti in giro per le vie della Parrocchia.
Don Vincenzino e i Chierichetti in giro per le vie della Parrocchia.

L'appuntamento annuale per la benedizione post-pasquale delle case con l'aspersione dell’acqua santa benedetta durante la funzione della Notte Santa, permetteva a Don Vincenzino in cotta e stola con la tonaca svolazzante, spesso con una folta schiera di piccoli aiutanti al seguito, di suonare un campanello o di bussare “ndo purticatu”, di salire e scendere scale, di entrare e uscire da case e negozi, per un semplice e piccolo gesto, la benedizione, che gli permetteva anche di conoscere meglio la propria gente, i propri parrocchiani, di ascoltarli, di dialogare con loro, costruire relazioni, insomma migliorare la conoscenza tra il Pastore e le proprie anime: si aveva l'opportunità di costatare che spesso, accanto alle gioie, vi erano anche tante croci e tante difficoltà.

Inoltre, quella visita era l’occasione per un discreto annuncio evangelico, per ravvivare esperienze di preghiera e di ascolto della parola di Dio e anche, perché no, sollecitare la collaborazione alla vita della comunità parrocchiale. 

 

Cesta con offerte (uova e pane).
Cesta con offerte (uova e pane).

Questa, oggi, la testimonianza di uno dei piccoli chierichetti al seguito:

Nel ripensare ai tempi in cui ero ragazzino ricordo quanto fosse divertente, chierichetto, accompagnare Don Vincenzino durante la “Benedizione delle case”. Trovavamo ogni famiglia pressoché al completo. La benedizione veniva data in ogni stanza, guai - ricordo - a saltarne una, ognuna delle quali nei giorni precedenti, aveva subito le famose «pulizie di Pasqua»: rimessa a nuovo perché, che diamine!, doveva venire il Parroco.

Ma, quello che più mi è rimasto impresso era la lotta che noi ragazzi facevamo per portare l’acquasantiera e il cesto per le offerte in natura, parte delle quali, quest’ultime, in serata venivano da Don Vincenzino divise a noi chierichetti. 

L'Acquasantiera portatile.
L'Acquasantiera portatile.

Oltre alle uova – ecco perché il cesto era di vimini e, sul fondo, ricoperto di paglia – e le monetine “lanciate” dentro l’acquasantiera, le persone facevano a gara a riempirci di dolci, cioccolatini, caramelle e  gomme da masticare. La sera dell’ultima uscita coincideva sempre con il regalo di qualche monetina, rigorosamente messa da parte anche per gli assenti.

Don Vincenzino non era nuovo a questi segni di riconoscimento, ricordo anche il gelato per tutti i chierichetti alla fine della Processione di Sant'Alfio comprato nel negozio alimentare vicino alla Chiesa, ni Ggiddiu siliatu, oggi Alimentare/Costanzo.

 

I quartieri destinatari della benedizione venivano annunciati durante le Messe domenicali e le donne, di fatto le reali conduttrici delle abitazioni, entravano già in fibrillazione.

Fibrillazione che diventava trepidazione e ansia il giorno prefissato per la benedizione e allora, tra una faccenda e l'altra, le donne si affacciavano e chiedevano continuamente notizie alle vicine. Poi, quando Don Vincenzino veniva avvistato si attivava una sorta di tam tam.

Capitava così che, mentre Don Vincenzino, intento alla sua funzione riusciva ad unire la famiglia in una preghiera collettiva, fuori dalla porta, nel quartiere, saliva di volume il chiacchiericcio petulante e, a volte, indiscreto delle altre madri di famiglia che attendevano con ansia il loro turno:

 

ancora mancunu du casi ... anzi no, tri casi ...

ca ievi, sta arrivannu, trasiu già ‘nda casa da cummari, prestu, ddumammu tutti i luci!

 

Entrando in ogni casa, Don Vincenzino esordiva sempre con la frase del Vangelo di Luca 10,5: “Pace a questa casa” e, aggiungeva, “a quanti vi abitano”. La Benedizione delle case era una tradizione già contemplata dal Concilio di Trento ma sappiamo benissimo, tuttavia, che la liturgia, nel corso degli anni susseguenti al Concilio Vaticano II, ha poi corretto il tiro, destinando la Benedizione non più semplicemente alle case ma, in maniera più completa, alle famiglie.

Comunque, avere quell'ospite a casa, per alcuni forse un fatto del tutto inusuale, diventava un fatto di straordinaria amministrazione, un evento dal grande potere religioso capace di risvegliare negli animi quel rapporto con Dio troppo spesso relegato alla frequentazione della Chiesa solamente in occasione di battesimi, comunioni, cresime, matrimoni e funerali.

Racconta il nipote Egidio:

Ricordo la Benedizione delle Case del 1970. Ero ancora in 4^ elementare.

Erano già trascorsi oltre due settimane dalle festività pasquali e, pertanto. la Benedizione delle case era iniziata da una decina di giorni.

Quel giovedì 16 aprile,  girammo per i quartieri a destra della via Roma, partendo dalle case vicino la Chiesa SS. Annunziata, andando verso la Chiesa San Francesco. Cominciammo tardi e, quindi, restammo fuori, già buio, fino alle ore 20:00 circa.

L’ultima casa che visitammo fu una casa del Piano Vignitti, tra la Via Regina Margherita e la stessa Via Vignitti, civico n. 13 0 14, quasi di fronte alla Via Cicchitto.

Era l’ora del telegiornale e stavano parlando della notizia che ormai teneva banco da ben tre lunghi giorni: il mancato allunaggio dell’Apollo 13 a causa di un grave guasto alla navicella e dell’ormai possibile rientro da lì a qualche ora.

Don Vincenzino, dopo aver benedetto tutte le stanze della casa, si soffermò con tutti noi e i padroni di casa davanti al televisore della cucina a pregare per i tre astronauti che quella stessa notte, alle 13:07 ora locale (già venerdì 17, ma ancora le 3:07 in Italia) ammararono sani e salvi nelle acque dell’Oceano Pacifico.

Anche la domenica successiva Don Vincenzino parlò dell'“esito positivo” dell’Apollo 13, soffermandosi sulla “Speranza”  tanto ben decantata da San Paolo nella Lettera ai Romani (5,5): la speranza è un dono, un regalo dello Spirito Santo e per questo “mai delude”. La speranza ha un nome: Gesù. 

Passando gli anni e, alla fine raddoppiando con le Parrocchie (San Francesco e Matrice), Don Vincenzino non demorse, semmai cambiò strategia(!): Benedizione con Santa Messa nei quartieri oppure, per qualche anno, con l’aiuto di Don Mirko Barilari che era stato destinato a Linguaglossa e affidato, prima da Diacono e poi da Sacerdote Vice/Parroco, al suo tutoraggio .

Mai e poi mai, Don Vincenzino, avrebbe rinunciato a passare casa per casa per le "Benedizioni". Mai avrebbe tagliando quel cordone ombelicale che lo legava a doppia mandata a tutti i fedeli della Parrocchia: era certamente un compito impegnativo e faticoso ma non privo di fascino ed efficacia e sentiva su di sé tutto il peso di essere, anche se solo per un giorno, il «protagonista» della vita di questo o di quell'altro nucleo familiare che lo attendeva con tanta fede e rispetto e che, in qualche caso forse, riattivava il proprio percorso/rapporto con Dio Padre.

 


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