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Sant'Egidio  -  San Rocco  -  Bambinello di Praga


L'uscita del Santo Patrono della propria Chiesa.
L'uscita del Santo Patrono della propria Chiesa.

Appena insediatosi in Matrice, il 2 febbraio del 2003, Don Vincenzino convocò immediatamente il "Consiglio Pastorale Parrocchiale", col quale fece il punto della situazione ad anno pastorale iniziato e, immediatamente dopo, il "Consiglio parrocchiale per gli affari economici".

 

In piena continuità col suo predecessore, entrambi i Consigli furono ovviamente riconfermati e lasciati operare fino alla loro naturale scadenza.

In ambedue incontri Don Vincenzino aveva invitato a partecipare il suo predecessore Arciprete emerito Raciti che ancora era ospite presso i locali della canonica parrocchiale – andrà via dopo qualche settimana alla volta della casa inter-diocesana “Oasi” di Aci Sant’Antonio – ma l’Arciprete Raciti non volle partecipare.

Nei due incontri si fece, comunque, il punto della situazione al momento dell’insediamento, come da prassi regolarmente relazionato alla Curia Vescovile.

Constatato il cammino pastorale, specie per quanto riguardava gli argomenti più corposi quali Catechesi, Prima Comunione, Cresima, Liturgia e Azione Cattolica, Don Vincenzino rivolse la sua attenzione anche all’aspetto devozionale e iniziò subito le attività in preparazione alle festività di San Rocco e del Santo Patrono, rispettivamente per i successivi mesi di agosto e settembre. Si ripromise, infine, di affrontare la festività del Bambinello di Praga con le attività del successivo anno pastorale.

Convocò, quindi, le due Commissioni delle festività coordinate rispettivamente da Melita e Barone ai quali confermò piena fiducia.

Con la commissione “Sant’Egidio”, onde diffondere sempre più la devozione al Santo Patrono della Città di Linguaglossa, programmò un concorso per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado, un appuntamento annuale con gli stessi alunni per una celebrazione dedicata in Chiesa “Sant’Egidio”, un incontro itinerante nei quartieri delle Parrocchie nei martedì dei due mesi antecedenti la festività del Santo Patrono, con tanto di sorteggio di un quadro raffigurante il miracolo della vecchietta e, infine, la salita/pellegrinaggio al Monte Santo, dove fece installare una Croce di grosse dimensioni rivolta verso la città di Linguaglossa, in ricordo del miracolo in occasione della colata lavica del 1923. Proprio dallo stesso monte, il 20 giugno del 1923, partito il giorno prima da Roma alla volta di Fiumefreddo di Sicilia, il Re Vittorio Emanuele III salì per rendersi conto di persona e non solo attraverso il filtro delle autorità ministeriali, di cosa stava accadendo alle pendici del vulcano.

Per i giorni della Festività, Don Vincenzino salvaguardò sia le tradizioni della devozione che l’aspetto socio-culturale a partire dall’incontro con le autorità in sala consiliare del Comune locale per una festa che storicamente si contrapponeva a quella più popolare, ma non per questo meno importante o meno religiosa, di quella di San Rocco. 


La festa di San Rocco, la settimana comprendente il 16 agosto, è la festa del paese, è anche la festa degli emigrati che si trovano ancora in paese perché son venuti a passare qualche giorno di ferie ma che a fine agosto, prima ancora che inizi la festa del Santo Patrono, ripartono … devono ripartire per rientrare al lavoro: Germania, Svizzera, Nord/Italia e qualcuno Australia o forse ancora Argentina e Venezuela. Don Vincenzino conosce bene queste problematiche legate all’emigrazione ed è contento di incontrare, grazie alla festività di San Rocco, questi figli di Linguaglossa che son dovuti andare a cercar fortuna lontano dalla loro terra d’origine.

Una processione che per diverse volte negli anni ottanta aveva avuto in prestito il fercolo di Sant’Alfio da parte della Parrocchia “San Francesco”, ma che dal 1988 ne ha uno tutto suo, anche se senza baldacchino.

La festa di San Rocco è, forse, per lui un impegno un po’ più distensivo ma certo non meno importante … ma in fondo l’atmosfera della festa in se stessa ha un qualcosa di particolare ed esclusivo. E poi c’è la collaborazione in stretta sinergia fra Commissione e Associazione “San Rocco”, Associazione che Don Vincenzino impara subito a conoscere e se ne lascia affascinare!

Si farà coinvolgere nella partecipazione ad un raduno nazionale e al ritorno è davvero entusiasta della cosa tanto da parlarne a tutti, anche nelle sue omelie: “è un’Associazione davvero importante e possente, rilevante e ben ramificata nel territorio nazionale e oltre, ma nel contempo molto attenta all’aspetto spirituale e all’accoglienza”.

Don Vincenzino, a cui toccava da sopra il balcone, in quanto Arciprete/Parroco, l’avvio della “Scassata dei catusi” con la manovra della corda, si lascerà coinvolgere anche nello stesso gioco!


Ripristinò in maniera stabile e non più saltuaria la festività del Bambinello di Praga con relativa processione, salvaguardando il triduo di preparazione, la benedizione del pane e la lettura di un messaggio proveniente dal Santuario di Praga.

 “Imparate da me che sono mite e umile di cuore… Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 11,29; 18,3).

Questo uno dei temi ogni anno affrontato nell’ultima domenica di gennaio da Don Vincenzino in occasione della ricorrenza della festività.

 


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Prefaz.

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