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L'annuale processione di Sant'Alfio e il triduo di preparazione


La tradizione del culto di Sant’Alfio a Linguaglossa affonda le proprie radici nella notte dei tempi: il Santo con i suoi due fratelli fu portato da Taormina a Lentini per il martirio finale. Dovettero andarci a piedi scalzi, scortati dai soldati e portando sulle spalle una grossa trave molto pesante. All'altezza dell'odierna Mascali, dato che la strada della costa era stata recentemente distrutta da una colata lavica dell'Etna, tutto il drappello dovette prendere le vecchia strada reggia per la montagna, passando quindi per Linguaglossa, Sant'Alfio e Trecastagni.

Per Linguaglossa questa tradizione è stata così forte che tanti emigrati hanno introdotto il culto anche nei luoghi di nuova residenza.

Inoltre questo culto coinvolge, in maniera trasversale, tutta la cittadinanza a prescindere dall’appartenenza parrocchiale.

Don Vincenzino ha ovviamente tutelato e, nel contempo, regolato il tutto programmando, con l’istituzione di una Commissione permanente, diverse attività collaterali che gli hanno permesso, già nella prima metà degli anni sessanta di far costruire un fercolo con baldacchino e quattro colonne in legno dorato. Prima la statua veniva comunque portata in processione con mezzi di fortuna, anche sul portabagagli di una FIAT-600!

Il giorno della festività, il 10 maggio che a volte, in base alle direttive liturgico/diocesane, veniva spostato alla domenica successiva, era sempre preceduto da un triduo di preparazione. Si era in pieno mese di maggio e, quindi, si sovrapponeva a questo. Pertanto, per quei quattro giorni le celebrazioni si spostavano dalla Chiesa “SS. Annunziata” alla Chiesa parrocchiale con tanto di “Coroncina” intercalata dalle tre strofe del canto “Volgi pietosa Vergine”.


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